Un Santo Patrono per Cremona

Tutto quello che vorreste sapere su S. Omobono

di Emanuele Crepet

Sabato 11 Novembre, in occasione dell’anniversario della morte del Patrono di Cremona, avvenuta il 13 Dicembre 1197, ci siamo recati al Duomo di Cremona, ove sono conservate le sue Sacre Reliquie, per intervistare il sagrestano Mario, esperto studioso di S. Omobono:

Salve, innanzitutto vorremo chiederle se può farci un rapido excursus sulla vita di Sant’Omobono, eventualmente riferendosi anche a possibili fonti storiche…

Secondo un anonimo canonico della cattedrale, nella Vita autentica (1570), Omobono nacque a Cremona dalla rispettabile famiglia Tucenghi. Secondo il Varischi, i Tucenghi scesero in Italia con gli imperatori Enrico e Ottone verso la metà del secolo X°. Secondo altre fonti più recenti, questo cognome sarebbe riconducibile o al dialetto Ticengo, un paese rurale cremonese, che letteralmente vuol dire fondo agrario, inteso come ricompensa per i vassalli germanici. Fu così che il Nostro nacque nei pressi del quartiere di S. Egidio agli inizi del XII° secolo da un discendente di questa famiglia, il quale era un mercante. Purtroppo non sappiamo nulla riguardo la giovinezza del Santo, solo che fu presto inserito dal padre nel contesto mercantile, ove seguì assiduamente la virtù cardinale della Iustitia, senza mai imbrogliare alcun cliente. Dopo il matrimonio con una giovane di cui non sappiamo nulla, se non che era più giovane di lui di dieci anni, secondo alcuni ebbe diversi figli, dei quali uno fu chiamato Monaco, secondo altri (teoria più accreditata) neanche uno. Fu un uomo molto devoto, addirittura si narra che si recasse a pregare a S. Egidio prima del suono della campana e che il presbitero Osberto gli aprisse ogni voltala chiesa. Un giorno avvenne un miracolo: nonostante una sera Osberto avesse ben chiuso le porte, queste il mattino dopo si aprirono da sole al cospetto di Omobono, e dal quel momento il presbitero capì di avere a che fare con un Santo: infatti il Nostro in vita si dimostrò un vero e proprio esempio di Caritas.  L’esempio più lampante fu il ruolo che egli giocò nel fronteggiare la peste che colpì Cremona nel 1147 e in seguito nella battaglia di Lodi del 1192: infatti S. Omobono si schierò in prima fila per aiutare i poveri e i bisognosi, andando anche contro il volere della moglie, arrivando a volte anche in ritardo alla messa, perchè considerava queste azioni non solo un semplice rito, ma un costante impegno da mettere in pratica in ogni situazione di bisogno  (per questo i contemporanei lo defnirono pater pauperum). Il 13 Novembre 1197, mentre era in ginocchio davanti all’altare, chiuse le braccia in una sorta di abbraccio, appena prima del Gloria in Excelsis. Al momento del Vangelo non si rialzò più. Era salito verso l’eterna Gloria dei Cieli. Da quel momento cominciarono a girare per Cremona le voci sul suo operato miracoloso e sul fatto che fosse diventato il Santo protettore dei mercanti, a causa della sua professione.

Come e quando fu canonizzato S. Omobono?

Il vescovo di allora, Don Sicardo, accompagnato da una delegazione, si recò immediatamente a Roma da Innocenzo III° in persona, autore del De Contemptu Mundi, al fine di chiedere la santificazione del Nostro. Il 12 Gennaio 1199, con la Bolla Quia pietas, S. Omobono fu finalmente canonizzato. In questa bolla viene addirittura detto che proprio la visita della tomba del Santo liberò una donna indemoniata, la quale aveva rifiutato l’acqua benedetta.

 

 

 

 

Due passi tratti dalla bolla d Innocenzo III: nel primo in alto viene citato per la prima volta S.Omobono, nel secondo l’episodio dell’indemoniata.

Fu il vescovo Sicardo, il quale, secondo un cronista, nel 1202 trasportò le reliquie di S.Omobono nel Duomo di Cremona, ma non furono tutte: una seconda parte, trasportata in un’arca, fu recuperata e portata nella cattedrale. Soltanto nel 1899 il corpo, attraverso vari assemblamenti, fu completamente ricomposto e portato in processione. La penultima ricognizione, avvenuta a causa dell’esaudimento di una preghiera al Santo da parte del vescovo Cazzani riguardo la vittoria italiana del 4 Novembre 1918, permise nel 1922 la collocazione del corpo nella reliquia, rivestite da abiti confezionati dalle Ancelle della Carità. Nel 1997, in vista dell’anno omobiano, (13 Novembre 1997-12 Gennaio 1999), un’equipe di periti anatomici effettuò un’ultima analisi che permise attraverso rigidissimi esami di acquisire notizie certe su data ed età di decesso del Santo.

In conclusione alleghiamo quest’ inno a S.Omobono di M. G. Vida: