“Una scuola senza frontiere”: l’esperienza degli scambi culturali

 “Il modo migliore per cercare di capire il mondo

è vederlo dal maggior numero possibile di angolazioni”.

Quale grande verità contiene questa massima di Ari Kiev. Lo stanno sperimentando in questa settimana gli alunni del Liceo Linguistico “D. Manin”, protagonisti dello scambio culturale con il Gymnasium im GHZ di Dinslaken, cittadina della Renania Settentrionale, parte del distretto governativo di Düsseldorf.

Referente dello scambio – questo è il secondo anno dell’esperienza – è il prof. Ian Till, coadiuvato quest’anno dai docenti Federico Telli e Giuseppina Rosato.

Molto interessante la duplice ‘facies’ dell’ospite vissuta dagli alunni, sia italiani che tedeschi: una settimana coloro che donano ospitalità ed accoglienza; un’altra settimana – nello stesso anno scolastico – coloro che la ricevono.

In questa dialettica di ospitalità – accoglienza, un ruolo determinante è svolto dalle famiglie degli alunni coinvolti, sempre molto disponibili.

Dal 17 al 24 novembre 16 alunni del Gymnasium im GHZ di Dinslaken, accompagnanti dalle loro docenti, sono ospiti presso altrettante famiglie di alunni della 2^ E Linguistico del Liceo Manin, in una ben strutturata e ritmata attività di scambio, tra vere e proprie azioni didattiche, seguendo le nostre lezioni, uscite e visite culturali – sia in città che fuori, come Mantova, Milano e Verona/Sirmione –, attività diversificate organizzate dalle singole famiglie ospitanti, soprattutto nel week-end.

Le attività interculturali pongono gli studenti a contatto con culture differenti dalla propria.

Tali attività sono finalizzate in primo luogo ad utilizzare, esercitare per usi comunicativi concreti e, quindi, migliorare la lingua straniera studiata – in questo caso l’inglese e il tedesco –; ad approfondire la conoscenza delle realtà e dei contesti culturali di altri Paesi e comunità umane; a favorire contatti diretti e un rapporto attivo, corretto e costruttivo con tali culture; ad approfondire la consapevolezza della propria identità culturale, comprenderne le specificità e dunque il valore relativo in rapporto a quella altrui; ad acquisire valori quali la pari dignità delle diverse identità culturali, il rifiuto dei pregiudizi e degli stereotipi discriminanti, la necessità di un approccio aperto alla diversità culturale, fondato sulla curiosità e sul dialogo, vivendo la pluralità culturale come fattore di arricchimento complessivo.

L’interculturalità permette ai giovani di vivere un’esperienza unica nel suo genere e assume un valore significativo nella formazione del nuovo cittadino del mondo, cosmopolita.

È proprio attraverso il confronto con l’altro che si assume la consapevolezza che non si vive isolati dal mondo nella propria sfera. Questo porta inevitabilmente a maturare nuove esperienze, atteggiamenti e comportamenti necessari a prevenire preconcetti, disagi ed esclusioni di ogni genere.

Ed è solo attraverso gli scambi e l’accettazione, la relazione e l’interazione con “il diverso”, con “lo straniero” che si superano le differenze culturali, infrangendo così inutili barriere. 

Gli alunni vivono sempre intensamente queste esperienze di relazione, con un forte coinvolgimento emotivo, instaurando dei bellissimi rapporti di amicizia con i loro compagni in scambio, che continuano poi a coltivare nel tempo attraverso varie modalità di interazione.

Allora sì che si può far proprio questo invito di Nazim Hikmet: “Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista della natura. Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi nell’uomo”. Quell’uomo che può darti tanto.

(Prof.ssa Giuseppina Rosato)