Sede dell’Istituto

Il Liceo Manin è ospitato in una sede prestigiosa, cioè nell’antico convento dei Gesuiti che si distende col suo profilo severo sul decumano massimo (oggi via Cavallotti) della Cremona romana. Giunti in città nel 1594, essi aprirono al pubblico fin dall’anno 1600 le loro scuole in preesistenti strutture donate loro: la scuola vanta quindi una plurisecolare tradizione nell’ambito specifico dell’educazione dei giovani, tradizione che ha radici ancor più lontane, per la precisione dal diploma con cui l’imperatore Sigismondo, l’8 maggio 1413, si compiaceva di “concedere ai preclari meriti dei cremonesi, alla loro eminente devozione e costante virtù, lo studio generale con i privilegi che godono i Ginnasi di Parigi e Bologna”.

Riguardo al complesso monumentale esistente, il più grande intervento edilizio che sia stato realizzato nella Cremona del Seicento, esso fu costruito a cominciare dalla chiesa dedicata ai SS. Marcellino e Pietro tra il 1602, anno della posa della prima pietra, ed il 1620, anno della sua consacrazione. Dopo la grandiosa chiesa, che si ipotizza eretta dall’architetto locale Francesco Laurenzi su disegno di Angelo Nani, si pensò alla costruzione del Collegio, adiacente alla chiesa sull’attuale via Ponchielli, e al convento dei padri, corrispondente alla sede odierna del Liceo Manin. Il primo progetto dell’intero complesso, risalente agli anni 1628-29, si conserva tuttora alla Bibliothèque Nationale di Parigi a firma di Francesco Maria Ricchino, all’epoca il più importante architetto attivo in Lombardia, allora impegnato nella costruzione del Collegio gesuitico di Brera a Milano. Il periodo infausto – si ricorda la carestia del 1629 e la peste del ’30 – ne impedirono la realizzazione, che avvenne effettivamente con un nuovo disegno, riconducibile comunque allo stesso architetto, nel 1645, regnanti papa Innocenzio X e Filippo IV di Spagna: lo attesta tuttora una lapide conservata nell’atrio dell’attuale Consorzio Dugali dove avevano sede, all’epoca, le scuole dei Gesuiti, destinate soprattutto alla nobiltà ed alla borghesia. Ultimate nel 1658, esse vantano un elegante porticato di colonne tuscaniche erette dall’architetto ingegnere e trattatista Alessandro Capra. Alla residenza dei Padri, oggi sede del Manin, si accedeva invece dal monumentale ingresso sormontato da un’ampia serliana: eretto dall’architetto scultore Francesco Pescaroli nel 1670, esso immetteva nel corpo mediano, tra il convento e la chiesa, dove erano ospitate le Congregazioni laicali dei Nobili e dove ancora si conserva, nella volta a padiglione dell’attuale Sala dei Docenti, lo scenografico affresco tardo barocco dell’Assunta (nell’immagine in alto) attribuito al figurista Angelo Innocente Massarotti e al quadraturista Giuseppe Natali, due degli artisti di maggior spicco attivi a Cremona tra Sei e Settecento.

Nel Settecento il fervore costruttivo venne meno, anche se si conservano pagamenti tra il 1737 ed il ’40 relativi, forse, all’elevazione di un piano sull’attuale via Cavallotti; a quell’epoca deve risalire anche la raffinata finestra rococò, che dà verso la chiesa lungo la scala di fronte alla Segreteria. Nel 1773 si ricorda la soppressione dell’Ordine e l’allontanamento dei Gesuiti, dei quale rimane solo l’emblema del sole raggiante in cima allo scalone d’onore seicentesco di fronte all’ingresso di via Rigotti. Un ulteriore, pregevole intervento nel complesso monumentale risale al 1777 allorquando, sotto la direzione dell’illuminista Giovan Battista Biffi, fu realizzato dall’architetto Giovanni Manfredini lo scenografico scalone in ferro battuto che conduceva all’allora pubblica Biblioteca, introdotta nel complesso collegiale dal 1774 con accesso da via Boldori; essa si aggiungeva ai laboratori di fisica, chimica, al museo di storia naturale ed all’orto botanico ad uso del Liceo, “destinato siccome lo fu sempre” – lo si ribadisce in un documento del 1858 – ad uso di scuola per l’istruzione dei giovani. L’orto botanico, documentato dal 1811, aveva soppiantato il preesistente giardino all’italiana dei Padri Gesuiti, e a sua volta è stato sostituito dall’arboreto oggi esistente. In esso, sulla parete del lato sud, si segnala una meridiana datata 1783, già risalente dunque all’epoca postgesuitica.

Non mancano altri elementi di interesse storico anche all’interno dell’edificio: al secondo piano, ad esempio, si trova il Monumento alla Vittoria del 4 novembre 1918 col proclama a firma Armando Diaz incorniciato da un fregio di gusto liberty che alterna fronde di quercia, simbolo di forza, e di alloro simbolo della vittoria. Numerose sono, poi, le lapidi disseminate nella struttura, tra esse ricordiamo quella dell’atrio che ricorda gli studi effettuati nel Liceo cremonese dal poeta nazionale greco Dionysios Solomos (1798-1857). Non lo ricorda nessuna lapide, collocata invece sulla sua residenza in città, ma tra il 1933 ed il ’35 frequentò con esiti brillanti il Ginnasio del Manin Pier Paolo Pasolini e con lui altri prestigiosi intellettuali che hanno dato lustro alla storia culturale della Nazione.

Il Liceo possiede una collezione di strumenti scientifici del gabinetto di Fisica, che comprende, oltre ad alcuni strumenti più antichi risalenti ai secoli XVI e XVIII, un corpus prevalente di strumenti del XIX secolo ed un consistente numero di oggetti del XX secolo, fra i quali sono stati catalogati quelli databili fino al 1955 circa. Gli strumenti catalogati sono ripartiti in dieci settori: Acustica, Cosmografia, Calore e Temperatura, Elettricità, Idrostatica, Magnetismo, Meccanica dei solidi, Ottica, Pneumatica, Varie.